Dopo soli venti minuti di camera di consiglio, la prostituta ravennate di 54 anni, accusata nel ’98 di tentate lesioni volontarie per aver tenuto nascosto il suo stato di sieropositività è stata assolta dalla Corte d’appello di Bologna.In primo grado la donna, cinque anni fa, era stata condannata a un anno di reclusione con la sospensione condizionale della pena. La sentenza aveva destato perplessita’ a livello di dottrina giuridica. Anche il procuratore generale d’ udienza, Mattioli, aveva chiesto l’ assoluzione per carenza dell’ elemento psicologico. La donna era assistita dagli avvocati Giovanni Scudellari e Alessandra Fattorini, che gia’ l’ avevano difesa in primo grado. ”Siamo ovviamente soddisfatti: i giudici hanno accolto le nostre tesi da sempre sostenute – hanno dichiarato i legali – Quando la motivazione sara’ a disposizione, conosceremo meglio il percorso logico-giuridico fatto dai giudici per giungere a questa importante sentenza”. ”Ora – ha aggiunto Scudellari – mi auguro che anche i mass media restituiscano dignita’ alla mia assistita”. La vicenda venne alla ribalta nel febbraio ’98. Su iniziativa dell’ autorità giudiziaria, la Squadra Mobile rivelò il nome e fornì la foto della ravennate, allo scopo di informare i clienti sul possibile rischio di contagio dal virus Hiv. L’iniziativa fu pesantemente censurata dal Garante della privacy. Poi il processo e la condanna, motivata con il fatto che la ripetività dei rapporti sessuali non protetti rendeva statisticamente probabile il rischio della trasmissione del virus e, quindi, della lesione. Mai nessuno dei clienti della ravennate è stato però identificato. E anche l’ indeterminatezza delle possibili vittime è stato uno degli argomenti della difesa.