Gli scienziati stanno studiando dozzine di persone sieropositive in AIDS che hanno apparentemente resistito alla infezione di SARS (severe acute respiratory sindrome) anche se sono stati curati negli stessi padiglioni dei malati di SARS.E’ infatti accaduto che nel novembre 2002, inizio dell’epidemia, nella città cinese da cui si ritiene sia partita l’epidemia (Guangzhou), i malati di SARS venissero ricoverati e curati nello stesso padiglione dei malati di AIDS. Si trattava di due reparti sitiati nello stesso piano dell’ospedale, con medici ed infermieri che facevano “avanti ed indietro” tra i due reparti. Cosa è accaduto? Alcuni dottori ed infermieri si sono contaggiati con la SARS, mentre ciò non è avvenuto per nessun malato di AIDS. Lo stesso è accaduto per le persone sieropositive in visita all’ospedale. Il Dr. Cheng Feng ipotizza che i farmaci antiretrovirali utilizzati per trattare i pazienti HIV+ o in AIDS possano bloccare l’infezione di SARS. I dottori Yuen-yung (Hong Kong) e David Ho ipotizzano che i farmaci antiretrovirali siano protettivi contro la SARS. Qualcuno fa ipotesi più complesse: molti cinesi hanno infatti accesso a farmaci antiretrovirali relativamente semplici il cui target chimico non è presente nel coronavirus (virus che sembra essere una dei principali fattori eziologici associati alla SARS). Da qui l’ipotesi che un sistema immunitario indebolito sia protettivo di per se verso la SARS. Il virus della SARS non uccide infatti “realmente” le cellule umane, ma provoca un reazione abnorme del sistema immunitario che, di conseguenza, distrugge le cellule polmonari ed altre cellule, causando la polmonite atipica. A causa di un sistema immunitario fortemente indebolito le persone sieropositive riuscirebbero dunque a contenere naturalmente questa iper-reazione del sistema immunitario. La teoria è supportata dal fatto che la SARS viene attualmente trattata con corticosteroidi, farmaci immunosoppressori.