Nei giorni scorsi si è parlato della nuova censura entrata in vigore negli USA contro la diffusioni di informazioni utilil per aspiranti bioterroristi. Come si intuisce, una simile autocensura non potrà essere applicata alla lettera, ma avrà conseguenze reali:Nei giorni scorsi si è parlato della nuova censura entrata in vigore negli USA contro la diffusioni di informazioni utilil per aspiranti bioterroristi. Come si intuisce, una simile autocensura non potrà essere applicata alla lettera. Ma avrà conseguenze reali: in certi campi della ricerca, per esempio nello studio di bacilli simili all’antrace, gli scienziati faranno sempre meno ricerca, dato che corrono il rischio di non poterne pubblicare i risultati. Su questi temi, potranno fare ricerca solo laboratori militari, dunque, visto che l’esercito U.S. non ha mai pubblicato le proprie ricerche. Si assisterà dunque ad un monopolio dell’informazione scientifica bio-militare, proprio laddove vi sarebbe bisogno di maggior controllo da parte della collettività. Le conseguenze non saranno immediatamente evidenti. Ma in un futuro non troppo lontano dobbiamo aspettarci altri casi simili a quello del teatro di Mosca occupato dai Ceceni, in cui l’esercito russo utilizzò armi chimiche che la stessa comunità scientifica non conosceva. L’informazione preziosa va nascosta, dunque? Sì, anzi no. In realtà, le ricerche scientifiche sono già abbastanza occultate per motivi commerciali: brevetti, copyright etc. Oggi, chi fa ricerca su Dna e software si guarda bene dal divulgare le sequenze genetiche studiate, i metodi utilizzati o gli algoritmi inventati: spesso, conviene tenerle per sé e rivenderle a chi può farne applicazioni commerciali. E questo danneggia la ricerca, perché
impedisce la riproduzione degli esperimenti e la loro confutazione, che fanno parte della normale attività scientifica. Per ovviare a questo problema, la National Academy of Science americana ha
formalizzato un pricipio denominato UPSIDE : secondo questo “decalogo dello scienziato corretto”, mettere a disposizione
gratuitamente i dati delle proprie ricerche è un dovere etico degli scienziati. E’ interessante scoprire che la National Academy of Science
pubblica la prestigiosissima rivista “Proceeding of The National Academy of Science”, che è stata il principale promotore della censura scientifica.
Questa schizofrenia segnala una difficoltà più generale: la potenza economica statunitense si è costruita anche sulla libera circolazione dei saperi, ma da quando c’è Internet tutta questa informazione dal basso fa paura al potere. In passato, persino l’esercito USA, principale committente della Silicon Valley, obbligava le aziende a divulgare le loro ricerche per favorire
l’avanzamento delle tecnologie militari. Oggi, invece, molti americani pensano che tale comportamento non possa più essere seguito, e spingono per un maggior controllo dell’informazione. E’ uno schieramento traversale, che va dai militari agli imprenditori più conservatori, Bill Gates in testa. Di fronte, un movimento altrettanto eterogeneo, dai nuovi capitalisti rampanti dell’informatica free ai libertari del P2P (anche se spesso le due cose vanno
insieme). Anche il campo di battaglia conta: recessione e guerra globale favoriscono i primi, Internet e la globalizzazione i secondi. Si accettano
scommesse.