Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri sera il decreto legge sullo sfondamento del tetto della spesa farmaceutica. Nei primi quattro mesi del 2004 il limite massimo del 13 per cento della spesa sanitaria a livello regionale è stato superato abbondantemente. La crescita tendenziale per l´intero anno è stata calcolata attorno al 13 per cento, quindi 1 miliardo e 365 milioni di euro. Il decreto prevede che il 60 per cento dello sforamento venga coperto dalle aziende farmaceutiche al netto dell´Iva, quindi i produttori dovranno versare nelle casse dello Stato 495 milioni di euro. Il restante 40 per cento sarà a carico delle Regioni.
Immediata la replica del presidente di Farmindustria: «L´approvazione del decreto è prematura e non urgente – dichiara Federico Nazzari – si poteva aspettare una verifica sui conti di maggio e giugno, non crediamo che esistano i presupposti dell´urgenza». Il 2003 è stato, secondo Farmindustria, un anno da dimenticare ed il 2004 non si presenta sotto auspici migliori. La stangata di 500 milioni di euro «si aggiunge ai 2 miliardi di euro tagliati negli ultimi anni. Il fatturato è cresciuto di solo 2,3 per cento, meno dell´inflazione al 2,6, collocando l´Italia in una posizione di retroguardia rispetto agli altri Paesi industrializzati dove la crescita del settore è stata del 4,3 per cento in Francia e del 9,2 in Gran Bretagna». Al «cahier de doléance» delle aziende farmaceutiche il ministero della Salute replica che «il decreto applica una norma già prevista, di cui il decreto definisce i metodi di calcolo del riparto dell´eccedenza di spesa. Aumento, verificatosi nel primo trimestre del 2004, e non motivato dall´aumento delle malattie né da sindromi epidemiche».
Ma sul riparto delle eccedenze di spesa ci sono novità in arrivo. «Le proteste delle aziende sono comprensibili – ha dichiarato Sirchia – e per questo credo che si potrebbe adottare un sistema di ripiano che si rifà a quello in uso con successo in Gran Bretagna. Lì viene considerato l´intero portafoglio del fatturato su tutti i prodotti di ogni singola azienda e viene negoziato un incremento massimo consentito. Dopo di che – ha concluso – l´azienda può decidere come spalmare questo incremento».