Troppo economicismo può nuocere alla salute. E allora per gli ospedali è tempo di «governo clinico»: ovvero, dare più potere ai medici. E spuntare le unghie ai tanto odiati direttori generali manager di Asl e ospedali che hanno ridotto i camici bianchi a soldatini degli amministratori.È sicuro il ministro della Salute: «Io, come tutti i cittadini, voglio essere curato da un medico, non da un manager». In controtendenza rispetto al collega Giulio Tremonti, Girolamo Sirchia ha annunciato ieri un disegno di legge di prossima presentazione al Consiglio dei ministri per dare una «nuova etica al Ssn». E insieme ha confermato l’intenzione del Governo di creare le «Utap» (unità territoriali per l’assistenza primaria) dove, in un futuro non esattamente vicino, medici di base, pediatri e specialisti lavoreranno gomito a gomito in pool, anche per evitare l’eccesso di ricoveri. Proprio i sindacati di medici di famiglia e pediatri, intanto, hanno proclamato, sempre ieri, due giorni consecutivi di serrata (sciopero) dei propri studi il 27-28 novembre per sollecitare il rinnovo della convenzione scaduta da tre anni. Un annuncio che ha subito convinto la controparte (la Sisac, cosidetta “mini Aran”) a convocarli per il 20 novembre. In una Sanità in subbuglio, tanto più in vista di una Finanziaria 2004 contestatissima dalle Regioni – «solo per la salute mancheranno 150 euro a testa», ha dichiarato il rappresentante dei governatori, Enzo Ghigo (Piemonte) – continuano a non mancare novità più o meno in arrivo. E certo le proposte lanciate ieri da Sirchia, in visita a Napoli, hanno un sapore tutto particolare. Anche perché la stagione dei contratti e delle convenzioni è ormai alle porte. Il Ddl-Sirchia. «Bisogna riportare il medico al centro del Ssn. Solo così il servizio pubblico avrà un futuro e sarà più forte»: questo lo “slogan” che vuol sostenere il Ddl annunciato da Sirchia (che tra febbraio e marzo si propone di realizzare a Napoli un conclave a porte chiuse tra esperti per disegnare il futuro del Ssn). «Non sarà facile – ammette il ministro – perché si toccano tanti interessi. Vedremo se avrà fortuna, ma quello che propongo è un percorso obbligato per correggere una rotta che si è degradata». L’obiettivo, ripetutamente dichiarato da Sirchia, è di abbattere il potere monocratico dei manager sanitari, per arrivare a decisione «condivise» con la classe medica e il collegio di direzione delle strutture. I medici, insomma, «non dovranno più prendere ordini dagli amministratori, ma con essi dovranno decidere ciò che va fatto negli ospedali». Dando una sterzata a quella logica «economicistica esasperata» che si è impadronita del Ssn. «Cerchiamo di lavorare insieme – fa appello il ministro della Salute – perché la società si aspetta da noi cose concrete. Si aspetta meno porcherie, meno intrallazzi, meno affari». Un monito forse anche ai medici, che oggi festeggiano i cento anni di vita del proprio ordine. In attesa di conoscere nel dettaglio i contenuti di un provvedimento che tra l’altro conterrà anche l’innalzamento a 70 anni dell’età pensionabile per i primari. Ma non la reversibilità del rapporto esclusivo di lavoro, su cui comunque Sirchia afferma che «va ripresa con forza la strada della riforma». Medici convenzionati in sciopero. Con una decisione presa all’unisono dai sindacati di settore (Fimmg, Snami, Fimp, Federazione medici di Uil Fpl), medici di famiglia e pediatri hanno proclamato lo sciopero generale di due giorni per il mancato rinnovo delle convenzioni. Studi chiusi, dunque, il 27-28 novembre, sempreché dopo la convocazione di giovedì 20 non arrivino novità. Ma con la garanzia di visite urgenti a domicilio e assistenza programmata e integrata. «I cittadini, soprattutto quelli appartenenti alle fasce più deboli come gli anziani, hanno bisogno di risposte concrete alla domanda di salute, che solo una convenzione orientata a potenziare le cure territoriali può dare», affermano in coro i sindacati. Che in assenza di risposte, dopo i due giorni di serrata degli studi sono pronti ad «articolare» altri scioperi locali.