Anni fa fu Rosanna Lambertucci, profetessa di fantasiose diete dimagranti e di un fitness casalingo, ad essere accusata di scarsa serietà scientifica. Come risultato la conduttrice è scomparsa dalla Rai. Ma ancora oggi la tv, quando parla di medicina, resta un campo minato. E scomoda anche i ministri.«Detesto certi talk show televisivi dove tutti dicono la loro, con informazioni scientifiche scorrette, comunicando anche concetti antiscientifici. Invece di dare certezze all’opinione pubblica, si inseguono gli scoop e si infondono paure e allarmismi», ha detto ieri il ministro della Salute Girolamo Sirchia dopo la puntata di Domenica In che ha visto la partecipazione di Peter Duesberg, che nega la correlazione tra il virus Hiv e l’Aids, e che aveva già suscitatola protesta dall’immunologo Ferdinando Aiuti.
«In un momento in cui stiamo vivendo, anche nella medicina, una rivoluzione della conoscenza senza precedenti – ha detto Sirchia senza però indicare a quale trasmissione in particolare voleva riferirsi – ci sono troppe trasmissioni che danno spazio a gruppi che di scientifico non hanno nulla. Questi sono atteggiamenti che non giovano al progresso dell’umanità».
Aiuti, nei giorni scorsi aveva scritto una lettera al direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce – e per conoscenza ai ministri della Sanità, Sirchia, e delle Comunicazioni, Gasparri – in cui si diceva contrario alla presenza di Duesberg in trasmissione «perché si tratta di controinformazione in un momento in cui non esiste alcuna campagna o iniziativa di prevenzione contro l’Hiv». «Mi sembra assurdo – aveva aggiunto – che sia invitato un personaggio del genere noto per le sue posizioni eretiche sull’Aids che oramai trovano spazio solo in Italia». Per questo motivo alla trasmissione è stato poi invitato anche Aiuti.
Ieri – a margine del suo intervento al Policlinico di Milano a una conferenza stampa sull’annuncio di una sperimentazione clinica con l’uso delle cellule staminali nei confronti della distrofia di Duchenne – a chi gli chiedeva di esplicitare con chi ce l’aveva, Sirchia ha risposto: «Io non ce l’ho con nessuno in particolare. Commento solo quello che vedo. Dico che è sbagliato il metodo di continuare a fare queste cose. La prima critica – ha precisato – è a noi per primi, perché evidentemente non facciamo un’informazione istituzionale sufficiente, per cui la gente non capisce e va incontro a paure che non aiutano».
Nel suo intervento di ieri, Sirchia ha esteso la sua critica a tutti «gli atteggiamenti antiscientifici», compresi quelli dei movimenti che si dicono contrari alle vaccinazioni in generale e all’antipolio in particolare. «Dimenticando – ha osservato – che negli anni Cinquanta questa malattia ha colpito 50mila bambini, molti dei quali ne portano ancora i segni».