La farmacovigilanza, il sistema di controllo sugli effetti avversi dei farmaci, segna il passo a causa della mancanza di segnalazioni da parte dei medici che in caso di problemi nei pazienti dovrebbero sempre inviare un’ informativa alle autorità di riferimento. Secondo uno studio presentato durante al Forum Sanità futura di Cernobbio elaborato dalla Edra, in collaborazione con l’ Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, infatti, solo un medico su tre ammette di avere segnalato una reazione avversa fra i propri pazienti, e di questi circa la metà l’ ha segnalata in modo improprio. Questi ultimi sono soprattutto medici ospedalieri. L’ analisi è stata condotta da settembre 2002 a gennaio 2003 su 12mila medici. Non tutti segnalano le reazioni avverse incontrate o sospettate, come sarebbe dovuto, e il principale ostacolo sta proprio nella difficoltà di attribuire ad un farmaco specifico la reazione avversa. Quanto e quali reazioni segnalare, una metà del campione ritiene siano tutte, ma una percentuale di poco inferiore crede che la segnalazione scatti solo nel momento in cui si è di fronte ad un fenomeno sconosciuto o grave. Ma se questo è il parere di chi risponde, quando si chiede che cosa richiede la legge, il risultato si focalizza sull’obbligo di segnalarle nella loro interezza. Insomma, un quadro in prima analisi molto variegato soprattutto se, come spinge a ritenere l’ evoluzione dei consumi, la farmacovigilanza è destinata ad assumere un ruolo più centrale nella tutela della salute. Osservando le caratteristiche demografiche, i medici coinvolti nello studio sono circa il 3% dei medici iscritti all’Ordine e provengono per lo più dal Nord Italia, in particolare dalla Lombardia (18% del campione). A rispondere sono stati inoltre di più gli uomini ed in maggioranza i medici ospedalieri (48,5%), seguiti dai medici e pediatri di famiglia (21,8%). Il campione, così diviso, secondo i ricercatori, rappresenta in modo significativo la popolazione medica.