Presentate ieri a Roma richieste e iniziative di lotta degli «Stati generali della sanità». Tre giorni di sciopero generale e una manifestazione nazionale, fissati rispettivamente per il 9 febbraio, 8 e 9 marzo e 2 aprile 2004.«Basta con chi non rispetta il diritto alla salute di tutti i cittadini – e con chi non rispetta la nostra professione». Si sono aperti con questo slogan, ieri mattina a Roma, gli «Stati generali della sanità»: un’assemblea che ha raccolto l’adesione di 42 sigle sindacali del settore medico – a esclusione di Cgil medici e Cobas – e si è chiusa con la proclamazione di tre giorni di sciopero generale e una manifestazione nazionale, fissati rispettivamente per il 9 febbraio, 8 e 9 marzo e 2 aprile 2004. La Cgil non ha aderito, in disaccordo con la richiesta di introdurre per i medici la reversibilità della richiesta di esclusività del rapporto, e ha puntato su uno sciopero generale dei dirigenti del pubblico impiego. In testa alle richieste degli «Stati generali» – che comprendono sigle della dirigenza medica, veterinari, specializzandi, paramedici – c’è la modifica della finanziaria 2004, che non prevede finanziamenti adeguati ad assicurare i livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio nazionale e riduce i trasferimenti agli enti locali, limitati anche nella loro autonomia impositiva. Così, denunciano i camici bianchi (appoggiati in questo dalle regioni) non è garantito il diritto alla salute di tutti i cittadini visto che al Ssn mancano investimenti per almeno 30 milioni di euro. Tanto che alcune regioni, come il Lazio, hanno venduto gli immobili degli ospedali per fare cassa. La finanziaria, inoltre, non contempla l’istituzione del fondo di sostegno per i non autosufficienti, tanto sbandierato dal ministro della salute Sirchia durante l’emergenza anziani dell’estate scorsa, e mantiene il blocco delle assunzioni: dunque gli ospedali potranno reintegrare solo la metà del personale medico che cessa il servizio. Il rinnovo contrattuale, poi, è finanziato solo nel primo biennio, il 2002/3, mentre il secondo rimane a secco. I sindacati medici attaccano anche i «contratti a progetto» e la centralizzazione del controllo sulle prescrizioni mediche presso il ministero dell’economia, introdotti dalla finanziaria. E fa scandalo il mancato stanziamento per attivare i contratti di formazione lavoro per gli specializzandi, gli unici che garantirebbero sia la qualità della formazione, e quindi delle prestazioni mediche, sia i diritti dei giovani lavoratori. Specializzandi che oggi lavorano – senza regole e diritti – sulla base di borse di studio non superiori ai mille euro. Irrinunciabile, per gli «Stati generali», è infine la difesa della sanità pubblica da privatizzazioni e devoluzione selvaggia, che rischiano di portare in ogni regione un sistema sanitario differente. Grande assente di ieri è stato il governo. Alla manifestazione sono intervenuti parlamentari e assessori regionali ma non c’era il ministro Sirchia, né un rappresentante ufficiale che spiegasse cosa il governo intende fare della sanità pubblica.