Lo sottolinea un gruppo internazionale di esperti riuniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha raccomandato una rapida correzione della situazione. Benché particolarmente esposti al virus Hiv, donne e adolescenti sono raramente tra i partecipanti ai test clinici per la messa a punto di un vaccino contro l’Aids. Lo sottolinea un gruppo internazionale di esperti riuniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha raccomandato una rapida correzione della situazione. “Spesso le donne e gli adolescenti, le ragazze in particolare, sono coinvolte in modo minimale nei test clinici dei potenziali vaccini contro l’Aids attualmente allo studio”, ha deplorato Saladin Osmanov, coordinatore dell’Inizitiva Oms-Unaids per un vaccino anti-Aids. Questa situazione contraddice la realtà della malattia: risulta infatti che le donne, se esposte al virus Hiv, hanno il doppio di possibilità di contrarre l’infezione rispetto agli uomini. Nei Paesi dell’Africa del subsahara, la possibilità per una ragazza di essere colpita dall’Hiv supera di sei volte quella di un ragazzo. “Donne e ragazze sono particolarmente vulnerabili all’Hiv per ragioni biologiche, sociali ed economiche”, hanno sottolineato gli esperti. Le stesse e altre ragioni non devono però escluderle dai test sul vaccino.
La partecipazione a tali prove cliniche deve quindi essere eterogenea. L’esperienza insegna infatti che altri vaccini per malattie infettive hanno dimostrato che età, razza e genere possono influire sull’efficacia dell’immunizzazione. Negli ultini anni, notevoli progressi sono stati compiuti a livello terapeutico, con la messa a punto di medicinali in grado di frenare la malattia, ma per un vaccino si stima che ci vorranno ancora molti sforzi. Il virus continua a propagarsi nel mondo a un ritmo drammatico. Attualmente circa 40 milioni di persone vivono o sopravvivono con il virus Hiv (70% nell’Africa subsahariana).